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lunedì 14 aprile 2014

DAL LIBRO "LE PAROLE SI SONO FRANTUMATE IN RIVOLI DiVERSI" ...Chiosa ai quattro regali.

CHIOSA ai quattro regali


A volte anche un semplice ricordo, tra due persone che si frequentano e si stimano, può essere una testimonianza valida per il momento felice dei sentimenti che viviamo. In questo caso e di seguito sono riportate quattro poesie, che rimandano a quattro regali, e che sono: una figura di Pulcinella col suo vestito bianco e la maschera nera. 






Un orsetto impellicciato che offre con le mani un cuore illuminato: potrebbe essere retorica scontata ma in questo caso lo sguardo ammutolito dell’orsetto supera ogni negatività per serrarsi in una costante dimensione dell’amore.






Il terzo regalo è quello di un asinello con due sporte ai fianchi, che mi ricordava e mi rammenta la terra calabrese da cui la mia famiglia proviene; e dentro di me risuonava e risuona la canzone popolare della Calabria: “Avia nu sciccareddu, ch’era na cosa fina...”, che ho riportato integralmente.






Infine uno scafo bianco azzurro di una nave a vela, che è il centro di questi regali, di questi ricordi, nella speranza di un approdo gioioso e calzante.

E la nave va...(parafrasando Fellini) nel senso che noi tutti, in questo difficilissimo e tragico momento della nostra realtà nazionale, auspichiamo la ripresa di un viaggio solare, con una nave che ci può accogliere alla scoperta di nuove mete, soprattutto per i giovani, passando da una dimensione affettiva ad una sociale per un orizzonte migliore fattivo e concreto.








CHIOSA AL QUINTO REGALO

Tra i regali che dovevano far parte della Chiosa pubblicata sul libro
"Le parole si sono frantumate in Rivoli diversi" ce ne sono altri tre,di questi tre il quinto regalo è un'Alce scolpita nel legno dove a sorreggere la testa c'è un campanello in metallo,un regalo natalizio da appendere anche all'albero di Natale.
La poesia per l'Alce è stata composta ma fu dimenticata in archivio durante la lavorazione del libro per cui risulta come poesia inedita.
La trascrivo qui.





L'ALCE 


IL Mito di un animale,nasce tra gli uomini dei ghiacci
che raccontano di possenti quadrupedi
lanciati in pericolosi percorsi
agitando nel gelo dell’aria le sciabolate fruste,
a trascinare,con slitte affusolate,carichi pesanti ;…
di immacolati orsi che pescano con zanne accuminate
nelle distese del polo,
di lupi che famelici si spargono
nelle inquietanti estremità del globo
per fendere il gelo allo sterminio.

Nella rozza mitologia ecco animali
come i cani impellicciati
allenati a lanciarsi in vetuste foreste,
a difendere presìdi improvvisati;
spruzzi di neve immacolata annunciano il traguardo
di renne,le più fedeli all’uomo 
ed alci dalle solenni,ramificate teste.
Tra tutti questi miti perenni,
di un fantasioso caravanserraglio
per non prendere un abbaglio,
per non cadere in un caduco crollo
ho preso il corpo ridotto di un‘alce,
intagliato nel legno,con un campanaccio al collo,
che sbatacchia con un rantolo felice,
simile alla mia voce che ti avvince
e nei muscoli armoniosi,nei rami acuminati della testa
ho intravisto la festa che mi prepari,
con generosi slanci e ricercati pranzi
tra i rari percorsi della tua socchiusa ANZIO.

Poi quando in macchina,nel buio che attanaglia,
mi porti all'albergo alla bisogna,
per un attimo la mia mente si smarrisce
il firmamento si intristisce,
eppure si riscatta e sogna
che siamo su una slitta,
che dormiremo insieme
in un caldo sacco a pelo
nel prossimo rifugio
che di notte incontreremo,
e tu mi parlerai dell’alce,dell’orsetto
del vecchio pulcinella in calzamaglia bianca e rossa
e avrai ancora una mossa vincente
perché non saremo più nello squallido presente,
ma forse andremo a smarrirci
su una nascosta stella.


Firenze, marzo 2013 





Infine altri due regali di tipo culinario entrambi racchiusi in questa poesia inedita, poichè il libro di poesie che contiene la CHIOSA ai quattro regali
LE PAROLE SI SONO FRANTUMATE IN RIVOLI DiVersi 
fu già pubblicato.

Il primo dono per festeggiare un compleanno, è un soprammobile,un cannolo siciliano di lavorazione artigianale anche se l'artigiano non è un pasticciere,incartato a dovere come se fosse esposto nelle migliori pasticcerie tanto sembra vero.
Il secondo regalo citato nella stessa poesia è una bottiglia di crema di bergamotto,l'autore ricordando la gioventù in calabria fu colpito da questo agrume e ricordando i profumi degli agrumeti della sua terra penso' a questo dono di questo frutto tipico del sud.







ALTRI DUE DONI

Il cannolo siciliano e il bergamotto

L'uomo che ti ama,ed a lunghi tratti ti adora,
che ha speso ogni momento della propria esistenza
per escogitare doni,parole e verbi nuovi
(ora editi in qualche verso strano)
per te già pubblicati
dall'essenza di suoni e remoti tempi.

Questi hanno arginato,
con il miracoloso laudàno.
In un paziente impegno quotidiano
Il mio EGO egoista arruffianato.

Ma adesso che tu,splendido hidalgo ,
in trentesimi slanciato,
dopo la conquista di sette gironi
accetta un cannolo alla panna, siciliana,
con due lucenti canditi,
cucinati dentro una fornace artigiana
in schiuma di terracotta e porcellana.

Lo vedi? Il dolce sembra vero,
foriero di nuovi acquisti in filigrana
dei miei dieci libri da te consacrati,
che mai hai eluso,t'hanno commosso -
per mia fortuna mai ti hanno deluso.

Ma ora, quando bevi in un gotto artigianale,
spegni il gorgoglìo della grappa che fa male,
abbandona il vino,anche se preservi un alito divino,
ché per te sia imbandita la cena delle feste
in uno spolverìo di modeste trattorie,
l'ultima contrassegnata come “CONTRO CORRENTE”.


Ti auguro che sia esaltata,
la fragranza di una essenza vaporosa,
unica al mondo,
la vetrosa crema di un bergamotto profumato ;
così come tu sei unico, nel girotondo della vita,
il solo che ha strappato,
l'essenza della volta armoniosa,
un firmamento di stelle
-retorica incapsulata -
nel cielo di una stanza.

Ma io posso gloriarmi
di aver rinverdito il suono delle ciaramelle,
che lo zampognaro ha profuso nelle alture del Lazio.

E questo “presepe” che parrebbe uno strazio,
per ogni anima di gretta esistenza,
ha ricreato in te un lieto buonumore...

E dunque se queste sono le ore
più o meno lontane dal congedo,
ti prego spendi per me,con gioia a profusione,
-nei tasti neri e bianchi
del nostro segreto pianoforte-
gli ultimi danari sonanti che ancora mi sono rimasti.

Ché io cercherò con”apparenti”cannoli e liquori
di perdere peso, smaltire gli zuccheri ,
comprimere la pressione, in sano contrafforte,
che non si tramutino in una sfibrante malattia,
ma nell'allegria del dolore pudico
che mi hai insegnato,
contro il baratro assurdo,
quando si è speso ogni trastullo della VITA.


ANZIO/FIRENZE

17 MARZO 2014



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