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giovedì 17 settembre 2009

INIZIO DELL 'AVVENTURA TEATRALE A FIRENZE


E' strano ricordarlo e confessarlo oggi : ma la mia avventura teatrale iniziò in un ospedale austriaco, in piena estate ,mentre stavo accanto al letto dove era sdraiato il piccolo della famiglia, il mio secondo figlio ,Emanuele .
Ricoverato da due giorni e due notti nell' Ospedale di Salisburgo ,mi guardava perplesso e spaventato mentre ancora risuonava dentro di me il suono lancinante della sirena di una autoambulanza , che nella notte attraversava strade silenziose e deserte.
Eravamo nella città di Mozart da pochi giorni e ,durante la notte avevo sentito mio figlio lamentarsi nel sonno, biascicare poche parole incomprensibili e poi chiedere il soccorso di un bicchiere d'acqua che gli desse refrigerio.
Gli toccai la fronte e sentii la mia mano pervasa da un folle senso di calore, quasi di bruciore ..svegliai mia moglie ,la informai dell'accaduto e decidemmo di somministrare a mio figlio una ventina di gocce di novalgina .
Dopo poche ore sentii di nuovo il lamento notturno del figlio ,riscontrai lo stesso bruciore alla fronte e mi fu chiaro che la situazione era degenerata in qualcosa di molto pericoloso per cui decisi di chiamare il dottore del'albergo che dispose l'immediato ricovero, nel reparto di malattie infettive.
In quei giorni vidi gli occhi del piccolo che divenivano completamente bianchi, avvertii che entrava in una fase di precoma e non capivo il tipo di metodologia medica austriaca per cui i medici decidevano di intervenire con una puntura dopo che l'organismo si era sfogato con febbri altissime . A parte il rischio di lesioni cerebrali , di limiti raggiunti e non più controllabili intervenivo straziato quando avvertivo la febbre crescere e supplicavo che gli facessero la puntura calmante, per abbassare l ' alta temperatura.
Iniziò anche in quella occasione il periodo di incomprensione e lontananza con mia moglie che mi rimproverò le continue lacrime, l'ansia che mettevo in ogni mia azione, la nevrosi con cui vivevo quell 'episodio devastante ed incontrollato.

CON LA LOCANDINA STORICA DE LE NOZZE DI FIGARO DI MOZART



Così da buon meridionale ,calabrese ,riaffiorò in me quel tanto di religiosità pagana che era radicata dentro di me ,commista ad una patina di cristianesimo e supplicai in preghiera mio padre di salvare mio figlio : gli promisi che al mio ritorno in Toscana avrei ripreso una qualche attività filantropica , per ringraziare lui ,la Madonna ,Cristo, tutti i santi ,e lo stesso Dio della eventuale guarigione .
Mi rovinai economicamente perchè il soggiorno ospedaliero mi costò più di un soggiorno in un albergo di lusso ; quando mio figlio fu dimesso per essere riaccompagnato in patria ,in un vagone letto di un treno internazionale , ringraziai medici ed infermiere con quintali di fiori ,dolci e piccoli presenti.
Mai spesa fu più benedetta e mai mi ero sentito così leggero per il portafoglio vuoto e la mia persona che esultava di ringraziamenti e di felicità .
Appena tornai a Firenze andai a trovare un mio amico , parroco di una ricca parrocchia cittadina e gli prospettai l'idea di aprire un laboratorio teatrale in quella parrocchia altoborghese ma i cui figli più irrequieti e scontenti stazionavano in perenne bivacco nelle strade, consumando alcool e droga.
L'impatto fu difficile perchè mi ritrovai ragazzi amorfi, spenti e demotivati della buona borghesia cittadina ,ma di elementi diseredati da strada neanche l'ombra. Quei giovanotti e ragazzotte erano lì ,con i loro sguardi un pò ebeti e la loro faccia arcigna perchè quasi costretti dalle pressioni insistenti del prete : a me ,francamente ,non interessava nè punto nè poco illuminare quei giovani rampolli .

SALISBURGO LA CITTA' DI MOZART


Ma l'impegno preso per me era sacro ,per cui iniziai a gestire il laboratorio teatrale che ,gradualmente , crebbe e maturò di professionalità e competenza fino al debutto teatrale che avverà di lì a poco ,con buona accoglienza generale e grande sorpresa, compresa la mia .


LAVORANDO IN UNA REGIA TEATRALE 

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