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domenica 20 settembre 2009

REGIE TEATRALI - CESARE E CLEOPATRA






In occasione della messinscena di CESARE E CLEOPATRA di George Bernard SHAW si
aprì per noi una nuova occasione per un notevole salto qualitativo dal punto di vista teatrale , che segnò uno dei risultati più alti di realizzazione scenografica.
Infatti decidemmo di accettare il contributo professionale di un grande scenografo (teatro,cinema e televisione ) NANDO GHELLI che era professore della ACCADEMIA D'ARTE di Firenze ed era stato collaboratore per memorabili film e spettacoli televisi.
Il grande G.B.SHAW ,potendo contare a Londra su maestranze di altissimo livello non si era negato nulla per cui nel testo aveva inserito la reggia sontuosa della regina Cleopatra, il porto antico di Alessandria con pensiline e navi che passavano all'orizzonte, il deserto egizio e le sue antiche piramidi , l'accampamento dell'esercito romano e quindi separè con scene di magia, banchetti sontuosi e costumi ricchissimi di foggia e tradizione sia egiziana sia romana .
Con il professor Ghelli collaborò la sua compagna di vita, un'ottima costumista anche lei insegnante e quindi due classi dell 'istituto (di scenografia e di costumi) lavorarono per circa dieci mesi , a tempo pieno.
Ci dedicarono l'intero anno scolastico per realizzare la miriade di modelli, modellini e costumi che vedemmo nascere e crescere sotto i nostri occhi e prendere vita,da affascinanti disegni preparatori a tridimensionali volumi di sicuro effetto plastico.
Nando mi fece presente che il palcoscenico dove dovevamo recitare era quasi un "pisciatoio" per grandezza (questa la sua definizione) ed era difficile risolvere tutti i problemi logistici che il testo comportava .
Decidemmo di togliere le quinte e mettemmo , come unica struttura scenografica fissa , una enorme stele a forma di cornice di legno, dipinta d'oro e piccolissimi brillanti, che segnava una divisione ideale tra il palcoscenico ed il proscenio. Inoltre sistemammo sul fondo del palcoscenico degli enormi teloni a raggiera di lino bianco, che arrivavano fino al soffitto e che, a seconda delle luci predisposte , divenivano di volta in volta il cielo d'Egitto, il mare mediterraneo ,il porto , il fondale delle banchine marine ed anche il misterioso interno di stanze regie .
Poi tutto l'interno delle varie necessità scenografiche si risolse con una unica piramide centrale che andava fino al soffitto e che ,aprendosi secondo alcune opportunità specifiche , diveniva un trono imperiale, un letto su cui sdraiarsi , un tavolo per mangiare ,un separè dove consumare un rito sacro di iniziazione , un interno di un tempio per sacrifici .
Ci aiutavano i ragazzi e le ragazze del laboratorio scolastico che per la prima volta sperimentarono la differenza tra lezioni teoriche ed interventi mirati, concreti fatti nei tempi giusti che lo spettacolo pretendeva .
Fu una settimana di prove estenuanti e difficoltose : chè i cambi di scena duravano più degli atti stessi , ridotti da cinquea tre e tutto lo spettacolo durava circa quattro ore con i due singoli cambi di scena ,previsti nei due intervalli , di circa quaranta minuti l'uno , purchè si procedesse spediti e senza prendere fiato .
Controllavo questa impresa ,degna del varo del TITANIC , e mi preparavo ad un analogo naufragio,tanto che la ragazza che interpretava Cleopatra , spaventata da quelle difficoltà ,non dormiva da una settimana facendosi venire continue scene isteriche con pianti e lamenti degni della Grande Cleopatra.
Il nostro Cesare era invece più pacato ,ma avvertivo anche in lui un timore crescente ,contagiato dall'isteria della sua amante .
La prova generale fu un disastro completo : finimmo verso l'una di notte con gli attori fuori di testa e gli aiutoscenografi , stanchi come se avessero affrontato una maratona olimpica.
L'unico che restava imperturbabile in tanto bailame era il professor GHELLI che reagiva con molto buon umore alle mie rimostranze e,ad ogni mia propoposta per snellire le sovrumane scenografie, rispondeva con un pronto e secco NO minacciando anche di annullare lo spettacolo .
Ma se esiste davvero un dio del teatro quella notte mi venne in aiuto perchè capii , all'improvviso e senza titubanze o dubbi, dove fossero gli intoppi che impedivano un fluido cambio di scena: bastava eliminare quattro o cinque elementi scenografici di intralcio che mettevano a dura prova lavori di incastro e sistemazione Così ,ne ero sicuo, avrei ottenuto risultati più accettabili .anche se tutto lo spettacolo sarebbe parso più povero per noi che ne avevamo visto le varie soluzioni mirabolanti e spettacolari.
MI assicurai che GHELLI non venisse in teatro la sera della prima e convocai i suoi ragazzi per una prova scenografica ,pomeridiana ,di emergenza.
Quando spiegai le soluzioni alternative agli impossibili tempi biblici (o egizi ,fate voi ) imposti da quelle gigantesche strutture scenografiche sorrisero soddisfatti , affascinati dalla praticabilità di soluzioni tanto semplici quanto efficaci.
Dopo aver provato tre o quatto volte le varianti più difficili ed averne riscontrato la fattibilità in tempi giusti, radunai gli attori e raccomandai loro di concentrarsi solo e soltanto sulla recitazione e di lasciare a me ogni altra preoccupazione: è inutile dire che Cleopatra fu seducente e sensuale ,fino a turbare qualche sprovveduta anima semplice ,che Cesare fu un grande condottiero che ci diede forza e sicurezza, che il manipolo di soldati ,schiavi , reggenti, che ammontavano a circa trenta persone marciarono per la feroce battaglia , si immersero nei flutti tempestosi del mare, corsero e si arrampicarono per palazzi e alberi maestri di navi ,ancorate nel porto.
E il deserto d'Egitto ,con il suo tramonto di fuoco ci incantò ,e le stelle della notte esplosero in tutta la loro ammaliante ruffianeria .
Il pubblico non voleva credere che in uno spazio di cinque metri per sei avessimo risolto tutti quegli incanti cui avevano assistito e molti di loro vennero dietro le quinte , anzi dietro il totem egizio, per sincerarsi che ciò che avevano visto fosse stato davvero possibile.
Mentre lo spettacolo stava per finire , mi accorsi che in sala era seduto il nostro professore con consorte,forse già presente dall'inzio dello spettacolo ,a vvisatod a qualche alunno troppo zelante .
Lo ringraziai dentro di me perchè non aveva interrotto lo spettacolo, come sarebbe stato suo diritto.
Alla fine della rappresentazione , dopo che tutti erano stati applauditi a scena aperta e in numerose standing ovation , mi restò solo la doverosa incombenza di chiamare sul palcoscenico il geniale scenografo che mi aveva tanto aiutato perchè avesse la sua meritata dose di applausi e riconoscimenti professionali .
Salì incerto le scalette che accedevano al palcoscenico, non sapendosi decidere se sputtanarmi pubblicamente o cazziarmi in separata sede :mi si avvicinò , gli strinsi le braccia ,abbracciai lui e la costumista e una risata liberatoria ci riunì nel successivo inchino di ringraziamento .



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