DI FINO
Ho lavorato di fino,
cercando
di salvare il bambino
che a tratti, mi sorride dentro,
ma
poi implacabile scompare;
eppure
aveva fatto centro
con
frizzi, lazzi e gli schiamazzi
che
sono esplosi inattesi
nei
locali chiusi
tra
personaggi seriosi,
come
sposi invecchiati ed inaciditi,
che
hanno sempre il potere
di
tarpare le ali ai reclusi della vita
e
di richiamarmi al mio volto severo,
ai
mie tratti incupiti.
Ma
tu che sei il solo
Che
mi accetta
Con
gli schiamazzi scatenati in allegria,
E
ravviva l’anima mia
In
un gioco di artificio e di follia,
meriti
un ringraziamento speciale ,
se
il bimbo in me è ancora salvo
se
può sorridere e scatenarsi
se
non si è perso in un limbo di apatia
ma
si libra in una corsa pazza
di
ardite capriole,
affidate
a parole,singulti
e
scherzi innocenti
che
pure appaiono come bruti insulti,
dove
si celano i miei mali di esistere,
il
mio torpore di fanciullo smarrito,
il
mio desiderio di riemergere
in
un candore ritrovato.
Giochiamo
insieme, nella penombra
della
sala cinematografica ,
da
me tanto vilipesa;
Non
accettiamo la resa dei furbastri
Che
mi rimproverano e mi richiamano
Scandalizzati
per tanto ardire,
impedendomi
di gioire,
perché
so che non sono mai
riappacificati
con se stessi
ma
sempre incupiti
in
una falsa attesa di domani lieti.
Liberiamoci
dei paludamenti
degli
uomini seriosi e senza incanti
perché
il bambino che vuole rivivere
in
fondo è innocente
quando
si crogiola in una breve fantasia
Canta,
sbeffeggia e ride,
per
te che lo capisci
il
bambino scatenato;
e
quando è sparito chiedi che lui ritorni
per
giocare di nuovo, l’inaudito incanto
di
una rigenerante fantasmagoria.
Gian Franco Santoro
Firenze 25 Ott. 2011
Gian Franco Santoro
Firenze 25 Ott. 2011
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