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lunedì 12 giugno 2017

RICORDI UNIVERSITARI.... ...IL PROF. PROSDOCIMI (FILOSOFIA E DIRITTO) - RICORDI


RICORDI UNIVERSITARI....
...IL PROF. PROSDOCIMI  (FILOSOFIA E DIRITTO)

1° episodio

Il professore rimase basito per il mio intervento perchè lo avevo accusato, di fronte a tutti gli studenti in aula, di aver un atteggiamento snob per gli esempi che riguardavo la materia che insegnava. 
Infatti dovevamo studiare come nasce una norma, come i sottoposti alla norma si devono comportare e come si verificano le "sanatorie" dei comportamenti medesimi. 
Il professore aveva preso come esempio il regolamento del gioco degli scacchi in cui si evidenziavano anche le irregolarità possibili dei giocatori. Io avevo fatto presente che forse sarebbe stato più calzante una serie di esempi presi dal regolamento del football, in cui la violazione della norma e la sua riparazione sono abbondantemente presenti, che non nel gioco degli scacchi. Mentre la discussione in aula prendeva infuocate diatribe il professore di "Filosofia del Diritto", noto per la sua eccentricità ed il carattere fuori dagli schemi, ci spiazzò dicendo che l'interruzione della lezione sarebbe stata necessaria per motivi di tempo e che invitava Santoro ed altri due studenti ad una gita estemporanea alla Scala di Milano per assistere al Tristano e Isotta di Wagner.
La premessa che può apparire paradossale è giustificata dal fatto che il professore Prosdocimi si impegnava anche ad offrirci la cena ed i biglietti. 
Partimmo all'avventura e mentre la macchina scorreva silenziosa e veloce in autostrada ed avendo esaurito la discussione di tipo giuridico, conoscendo la sua passione musicale, chiesi al professore se fosse stato così cortese da parlarci del Tristano.
Così in una brillante serata ottobrina, mentre ci avvicinavamo alla sala del Pier Marini, il professore meno rigido e inquadrato di quanto lo fosse in materia giuridica ci illustrò con esempi verbali e canori tutto l'itinerario che aveva portato Wagner alla composizione di quel capolavoro.
Non ho mai dimenticato che il professore ci lusingò di un gesto amichevole segnando sulle nostre tre fronti la lettera T.
Significava che eravamo iscritti d'ufficio al club di appassionati del Tristano e Isotta. 
Come succede in questi casi la realtà fu più deludente della presentazione perchè il tedesco ostico ed un secondo atto di continuo "Lieben Lieben" rendevano meno coinvolgente il risultato generale dell'opera. 
E questo episodio ha un seguito importante di cui io, come insegnante, mi feci carico a distanza di trent'anni.


TRISTANO E ISOTTA

2° episodio

Mentre la macchina si avvicinava silenziosa al belvedere di Perugia, invitati dalla proprietaria della Perugina la signora Buitoni, che organizzava il cartellone degli AMICI DELLA MUSICA al teatro Morlacchi , ci pregustavamo un pomeriggio musicale di grande rilievo. I
o ero con altri tre studenti di "Storia del Diritto Italiano" ed avevo organizzato quella gita perchè il cartellone prevedeva un concerto Beethoveniano del maestro Maurizio Pollini, con un programma che era un fuoco d'artificio entusiasmante. L'opera 31 n. 2 intitolata la Tempesta ed ispirata all'omonimo dramma di William Shakespeare, l'Appassionata ,op57 ,cui dette questo titolo improprio l'editore CRANZ.
Nella seconda parte del concerto l'opera 106 era il brano che il maestro Pollini aveva scelto e che solo a nominarla insieme alle altre due facevano venire i brividi alla schiena. Qualcuno di loro mi chiese di spiegare qualcosa di questi tre monumenti della letteratura pianistica dell'800 ed io mi resi conto in quel momento e indegnamente che ricevevo il testimone dal professore Prosdocimi, per lasciarlo nelle mani di quei tre studenti che avrebbero saputo coltivare e sviluppare un'autentica passione musicale. E anzichè pensare a questo avvicendamento come ad una necessaria evoluzione generazionale, sentivo dentro di me la responsabilità per qualcosa che apparteneva alla nostra civiltà e che le sole parole potevano rendere fino ad un certo punto. 
Cercando di mascherare il senso di commozione e di felicità che la richiesta mi aveva istillato, fu gioco forza aumentare l'epos del mio discorso ascoltando,in un favoloso lettore cd, alcune interpretazioni che andavano dalla scuola russa di Sviatoslav Richter al nostro pianista più schivo del 900 quale Arturo Benedetti Michelangeli fino ad alcuni mostri sacri quali Horowitz ed i giovani Lazar Berman e Radu Lupu. 
Fui capace di esprimermi in un piccolo trattato interpretativo e i miei studenti si stupirono come lo stesso brano potesse essere soggetto ad interpretazioni così disparate eppure sempre autentiche. 
Nel parcheggiare vicino al teatro avemmo un brusco risveglio da parte del maestro Pollini, che andammo a salutare, perchè aveva trovato in teatro un pianoforte scordato che considerava poco adatto al suo recital e che provocò il ritardo di circa un'ora e mezzo perchè fu chiamato d'urgenza l'accordatore che sistemasse alla buona quel vecchio e decrepito elefante. 
Così quella fu anche l'occasione di constatare il sublime della nostra tradizione occidentale musicale rispetto a problemi terra-terra che poco avrebbero da spartire con l'eccellenza della tradizione stessa.




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