VITA DI GALILEO - Teatro Le Laudi
In Scena nel 1988 il Gruppo Amadè con la regia di G.Santoro VITA DI GALILEO di Bertolt Brecht
Libero adattamento in due atti
BERTOLD BRECHT |
C'è stato un momento teatrale in Italia ,alla fine degli anni cinquanta e per il decennio anni sessanta , in cui era quasi obbligatorio confrontarsi con il teatro di BERTOLD BRECHT : una certa fronda di sinistra che imponeva i suoi testi con metodi quasi staliniani,la esclusiva delle sue rappresentazioni offerte al Piccolo Teatro di Milano,l'eccellenza di una indimenticabile regia di Giorgio Strehler che fece risplendere nel firmamento del teatro italiano Vita di Galileo (con un indimentiabile Tino Buazzelli ) e ,LAST BUT NOT LEAST , l'intervento intempestivo (e quindi molto favorevole per lo scandalo fruttuoso che provocò ) dell'allora Cardinal di Milano Montini che stigmatizzò l'avvenimento di una ripresa di un testo teatrale di un comunista ed ateo confesso che irrideva la Chiesa del seicento , processandola e condannandola.
Tutto questo alla lunga non ha giovato al drammaturgo tedesco , che è quasi scomparso non solo dai nostri palcoscenici ma anche da quelli europei e tedeschi in particolare : ricordo una mia visita,alla fine degli anni novanta, al teatro del drammaturgo a Berlino, dopo la caduta del muro ed a Germania riunificata .
Ero presente ad una rappresentazione di "PUNTILA ED IL SUO SERVO MATTI " , cui presenziavano pochissimi spettatori ,per cui chiesi all'addetto stampa del teatro ,mio recente amico, il motivo di quella diserzione .
Mi spiegò , tra l'ironico ed il divertito , che dopo tanti anni di Brecht obbligatorio gli operai della Germania dell'est non ne potevano più di assistere a sue rappresentazioni e lo avevano punito disertando il suo mitico teatro stabile ,
Ma questo appartiene alla storia del teatro europeo ,mentre qui mi preme sottolineare che decisi di riprendere VITA DI GALILEO , in un momento difficilissimo della mia vita : stavo per divorziare e lasciare la vita di famiglia dopo anni di stentata convivenza , risentivo dei sintomi tipici di un forte esaurimento nervoso , tutto mi appariva incupito e sinistro eppure dovevo rispettare un impegno preso con la compagnia. Ci si apsettava da me non solo la buona riuscita dello spettacolo , ma anche una accettabile riscrittura del testo teatrale :infatti avevo immaginato che la messa in scena fosse incentrata su la vita di un laboratorio teatrale , con ragazzi presi dalla strada e salvando, del testo originale, solo le scene che mi sembravano più riuscite .
Forse da tanta mia sofferenza scaturì uno spettacolo non riuscito del tutto , ma con momenti di intensissima emozione e commozione.
Inoltre ,per la scena della festa ,che si svolge nella residenza del Cardinale Bellarmino decisi di giocare un momento di rottura e sovversivo, utilizzando alcune pagine dell' ELOGIO DELLA FOLLIA del grande pensatore Erasmo da Rotterdam.
Tentai di rendere la scena stessa ,ancora più intrigante e misteriosa, utilizzando le maschere preparate da un bravissimo artigiano , con bottega fiorentina ma di origini sarde, che fu così generoso da prestarmi decine di maschere praticamente gratis purchè gli facessi avere il filmato dello spettacolo.
ERASMO DA ROTTERDAM |
Ancora due note di rilievo: nel momento , magico e tremendo, dell'annuncio che Galileo aveva rinnegato la propria visione scientifica un tocco di campana , che risuonava per dodici rintocchi , avrebbe dovuto annunciare ed amplificare il dramma della storica abiura.
Decisi di chiedere in prestito ai dirigenti del Teatro Comunale di Firenze una bellissima campana, che avevo sentito in un concerto dedicato all 'ALEXANDER NIESKY di Prokoviev , quando la sala Comunale era stata invasa dal suono frastornante di questo bellissino strumento. E nella piccola sala del teatro LE LAUDI risuonò, ci investì e ci travolse il suono che da dietro le quinte sembrava provenire da Roma stessa ed invadere la indifesa Firenze.
L'ultimo elemento caratteristico di questa rappresentazione fu che per la prima volta mi capitò di lavorare con un ragazzo di appena dieci anni ,Francesco SALVI , che toscaneggiava con tutte le "c " aspirate ed imbarazzanti cadenze di pronuncia in vernacolo .
Ci impegnammo in un lavoro paziente ma fruttuoso , perchè dopo poche settimane di prove individuali Francesco aveva ripulito i suoi accenti e le sue cadenze . Questo risultato ebbe una eco ,a livello nazionale, abbastanza rilevante tanto che Francesco sostituì il ragazzo , che si era ammalato all'improvviso , nella accoppiata di messa in scena SCAPARRO/MICOL , del Teatro Argentina di Roma.
Paolo Santangelo era il bravo e incisivo scienziato pisano , generoso, attento mai distratto sempre in parte e sempre coinvolto,mentre un'altra piccola debacle stava per compromettere la prima dello spettacolo .
L'attore che interpretava la parte del segretaio universitario di Padova ebbe un improvviso abbassamento di voce e dovetti sostituirlo nel giro di un pomeriggio.
Avevo dato alla mia regia una chiave di lettura tanto inasolita ,quanto inaspettata : al di là del processo storico a Galileo mi interessava mettere in rilievo il rapporto tra Paolo SARPI ,il grande matematico che da bambino aveva conosciuto il maestro e lui stesso che deluse fino allo stordimento l'entusiasmo dei suoi collaboratori, che non avevano capito il motivo della sua abiura .
Forse il punto debole del testo brechtiano , che avevo letto e discusso quando ero al liceo con il mio professore di Filosofia , sta nel fatto che il drammaturgo non poteva capire le ragioni di un credente , intriso di fede e di sofferenza , che decide di obbedire alle gerarchie ecclesiali anche se dentro di sè sa di aver ragione .
E prendendo spunto da questo elemento basai la mia regia sulla inevitabile delusione che i vecchi sempre procurano nell 'animo dei giovani ,là dove le aspettative sono eccessive .
I vecchi sono esseri umani deboli e fallaci come tutti , avendo anche l'aggravante di individui malati, sofferenti che perdono memoria ,intelligenza e capacità creativa e vedono arrivare la morte con passo inesorabile.
E' inevitabile ed anche un bene che i giovani rimangano delusi dal comportamento quotidiano dei propri anziani famigliari o insegnanti , altrimenti la storia si fermerebbe e saremmo ancora rivestiti di pelli a tentare di scaldarci dentro un antro buio dell'età della pietra.
Un' ultima simpatica annotazione riguarda la sorte di due bellissimi animali da selvaggina , portati come presente da Paolo Sarpi , dentro un sacco nella scena del loro saluto e congedo definitivo finale . Galileo ringrazia e affida i due volatili alla propria figlia perchè li prepari per il pasto serale .
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