IL GIOCO DELL'AMORE E DEL CASO teatro VARIETY
In scena al Variety con il Gruppo Amade' nell'anno 1987.
Gianfranco Santoro cura la regia de
IL GIOCO DELL'AMORE E DEL CASO di Pierre De Marivaux.
Libero adattamento di Santoro in due atti
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Pierre Carlet de Chambalan DE MARIVAUX ,comunemente noto come Marivaux ( 1688-1725)
Considerato il più importante drammaturgo di Francia del diciottesimo secolo ha scirtto testi sia per la Commedie-francaise sia per la Commedie-Italienne di Parigi .
Per le notizie biografiche che lo riguardano rimandiamo a qualsiasi manuale teatrale.
LE DUE COMMEDIE DELL'AMORE E DEL CASO
Caso fortunato di quattro attori che impersonavano quattro personaggi che parevano ritagliati su misura per loro :la commedia infatti gioca sull'equivoco ,in qualche modo voluto e provocato , di due giovani della nobiltà francese che dovranno conoscersi e poi decidersi ad un matrimonio voluto dai rispettivi genitori .
Per non scoprire subito le carte e potersi mascherare ,cercando di spiare il futuro partner, entrambi (il giovane e la ragazza ) decidono di presentarsi come i servitori dei propri padroni ,mentre spacciano i propri servitori per i futuri sposi.
Per non scoprire subito le carte e potersi mascherare ,cercando di spiare il futuro partner, entrambi (il giovane e la ragazza ) decidono di presentarsi come i servitori dei propri padroni ,mentre spacciano i propri servitori per i futuri sposi.
E qui il regista deve confessare , per una volta, la propria commossa partecipazione ad un evento drammaturgico che lo ha coinvolto e reso felice per una avventura umana e teatrale, che ha sconfinato spesso nella realtà della vita . E quindi il gioco teatrale ricominciava con un tuffo spettacolare nei tavolati del palcoscenico , dove di volta in volta si giocava a scacchi,( con scacchi alti e sagomati a dimensione umana ) , ci si deliziava con un gioco settecentesco che anticipava il golf moderno e con una terribile altalena , che non si decideva mai a restare all'altezza giusta per essere carpita e dondolata.
E ancora si assisteva ad un bagno, effettuato dietro un separè ,dove il padre complice e consapevole della tresca che gli si dipana di fronte , si immergeva "nudo"dentro una grossa vasca di zinco con una buona dose di pruderie e di provocazione fisiologica e anatomica . Eppure il nudo passò con una naturalezza ed una condivisione spontanei, senza clamori o proteste ,perchè il tutto si sublimava quando ,in un cortile in cui erano stese delle grandi e linde lenzuola bianche , i due riottosi e scontenti fidanzati , che stanno per perdersi per sempre eppure si cercano, si inseguono, si lasciano esasperati ed infine si ritrovano dietro il biancore del tessuti. Gli stessi che fanno da quinta , da sipario, da elemento scenografico , fin quando finalmente rivelano di non essere i servitori ma i veri artefici del futuro destino di sposi, preparato da altri per loro ed accettato prontamente con sollievo per lo scampato pericolo .
La grazia del settecento veniva ampliata e sottolineata da un clavicembalo, suonato da un pianista diplomato al conservatorio, vestito in una impeccabile livrea che faceva da contrappunto sonoro e visivo alla sciarada dei quattro innamorati, felicemente convolati a giuste nozze .
Poi Arlecchino andrà a vivere in Spagna, Colombina lascerà le tavole del palcoscenico seguita dalla sua irresistibile padrona,temperamentosa e piena di verve , mentre il suo sposo sarà l'unico che prenderà il testimone per formare una sua compagnia e continuare a vivere e giocare di nuovi spettacoli
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