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giovedì 29 settembre 2011

@MAIL - poesia tratta da "Ritratti Virati In Percettibili Colori" 2011

Una volta, l'unica volta in vita mia, una amica mi chiese di far parte di una giuria per premiare una poesia scritta da alunni delle scuole medie....rimasi abbastanza sconcertato nel rendermi conto che questi ragazzi scrivevano "poesia" ,come i loro nonni o bisnonni , chiaramente influenzati in senso negativo dai loro insegnanti , dedicate al chiaro di luna, ai tramonti ,ai fiori, al silenzio notturno etc. Come se vivessero in un mondo privo di elettricità ,televisioni e soprattutto computer e come se Marinetti, che voleva uccidere il chiaro di luna, fosse passato invano.
Devo confessare che fu per me una esperienza molto penosa, perchè ci vuole davvero coraggio a far parte di una giuria, soprattutto di ragazzi : e mi angosciavo al pensiero che un mio giudizio avventato poteva distruggere un Leopardi o un Pascoli in erba. Nella cerimonia di premiazione chiesi di poter  parlare agli stessi  ragazzi ed ai loro insegnanti per esprimere pubblicamente queste mie perplessità, ma i tempi erano stretti e non mi fu permesso questo onore.
Ecco perchè oggi vorrei sottolineare la complessità di un testo come e-mail che si àncora sul presente e  giostra intorno alla vita di chi perde il proprio tempo davanti ad un computer e ne evidenzia il senso di solitudine, di frustrazione ed anche di possibili incontri spiacevoli. 
Non so se sono riuscito a rendere queste sfumature riflessive, però rivendico la voluta  coincidenza di scrivere una poesia che è totalmente ancorata al presente.

@ MAIL

Sollecitati da uno schermo

di fredde,opache luci
attraversiamo l’infida terra,
senza voci.
I tasti tickettano parole
 inventate da un demente :
-chattare, @mail, navigare in rete  -
a sconfiggere la sete di  chi irrompe
nel deserto del tuo sito,
sperando che abbia salvato
l’anima dei giusti
e non giochi con le proprie
ed altrui emozioni
in un dileggio schermato ,
senza suoni.

Come chierici, in scanni medievali
lanciamo messaggi a solitari naviganti
ubriachi di sconcezze e di  frastuoni .

Non diversamente dai sussurri
che si scambiano i morti,
annaspiamo
cercando la parola che ci incanti,
che ci faccia piangere,
sorridere, vivere
senza poter spezzare
le castranti schermaglie della mente.

Firenze, 31 gennaio 2000

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