Una poesia non è mai ,o almeno non dovrebbe essere, uno sterile e gratuito compiacimento del poeta che si contempla l'ombelico e di questa contemplazione ne fa una ostentazione ,come forma di autocompiacimento per l'ignaro lettore .
Ed anche quando medita sui fatti e sulle problematiche della propria esistenza il verso deve divenire universale, nel senso che un moto di empatia deve scorrere dal poeta al lettore per divenire un momento di riflessione, di sofferta meditazione,di crescita comune.
Infine,come in questo caso di "SAN PAPIER" ho sentito il bisogno di soffermarmi sul fenomeno della immigrazione ,che tanto mette a dura prova la sensibilità, la capacità di accettazione da parte di noi italiani .
E' un fenomeno che è cresciuto in modo esponenziale e che è stato usato anche come arma da parte di Gheddafi che, dalla Libia, caricava su carrette del mare miglia di esuli per mandarli sull'altra sponda del Mediterraneo, mentre dialogava con il nostro Capo del Governo, per limitare questi stessi flussi di immigrazione.
Per me in particolare è un tema sentito in modo doloroso perchè quando partii ragazzo dalla CALABRIA , per stabilirmi in Liguria , ero considerato allora un immigrato interno,accolto o meglio respinto con diffidenza e rancore.
Oggi che la mia vita declina verso una vecchiaia dolorosa per motivi di salute, sento che le ferite si riaporono e guardo al telegiornale questi poveri clandestini che sbarcano sulle nostre coste e spesso muoiono di fame , di sete o soffocati nelle stive .
Inizialmente ho ribadito che queste "persone" sono prima di tutto una ricchezza per noi ,ché interi settori della nostra produzione dalla raccolta dei pomodori a ROSARNO, alla lavorazione delle pelli in Veneto chiuderebbero nel giro di quarantotto ore se non ci fossero questi esseri di serie Z, sfruttati, sistemati in baracche fatiscenti, senza riscaldamento per l' inverno, senza acqua e senza servizi igienici, sfruttati dall'eterna geniade del CAPORALATO, come schiavi senza speranza.
E qui ho voluto inserire un riferimento al c.d. civile mondo romano che conosceva il fenomeno dei gladiatori , mandati la massacro per il puro e sadico godimento degli spettatri.
Si tratta di un affresco della civiltà romana senza veli o accomodamenti ma che ne dispiega tutta la ferocia e superficilità.Perchè nessuno di noi ha mai pensato che siamo nati cittadini liberi del nostro paese civile per un semplice momento di coincidenza degli spermatozoi ,perchè così come siamo italiani, potevamo essere africani, asiatici , mussulmani ,negri, omosessuali,zingari se soltanto una pallina del destino avesse girato in altro modo da quello della nostra nascita.
Infine la poesia è una stigmatizzazione della presunzione che noi possiamo arrogarci diritti inalienabili della nsotra civiltà solo perchè abbiamo un modesto pezzo di carta che ci identifica e ci privilegia in questa giungla degli orrori e dei soprusi. A Voi la lettura.
Per te ,che hai attraversato il mare
portando a noi la tua ricchezza…
per te che hai violato una frontiera
- sull’implosione di una tragica fine -
fatta di assurde righe storte ,
segnate come una radiazione
sulla tua pelle inerte,
sul nostro cinismo deprimente…
approdi da noi che viviamo
con fattezze di piccoli borghesi,
confortati da una “religiosa “ consolazione,
fasulle certezze ed una stortura evidente …
Per te che naufraghi presso le nostre coste
inseguito da uno sguardo, sempre rivolto altrove,
da una mano , che inesorabile ti placca ,
sappi che la nostra crosta civile scompare
non appena ti posso comprare
con un livore agro
gli ortaggi, la frutta, il grano
che hai raccolto con un compenso magro
di una fiacca giornata,
nei campi dove frulli la tua schiena spezzata
con la stortura di un livido sudore .
E ringrazia che ti faccio dormire
in una camerata fatiscente,
gelida in inverno
e soffocante nella stagione incandescente
- a tante libbre di carne al metro quadro –
ma , in sovrapprezzo ,
devi pagare l’aria che respiri,
il briciolo d’acqua per lavarti e bere …
io , signore delle leggi ,
che faccio rispettare con un alone di dominio….
Io , avvolto nella mia sicumera
di una carta sicura con cui si dichiara
che esisto , che sono il tal dei tali
abilitato a sfregiarti l ‘ anima e le ali …
Io , protetto dal rigore dei disagi invernali ,
scialacquatore di ogni satolla abbuffata
che mi sperpero in quiz e frodi di pallone
e l’ampolla raggelante di notti sempre eguali.…
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Io ,quando imperavano i primi nazisti ,
gli antichi romani,
ero il dominatore ,senza alcuna ragione
o una giustificazione elementare …
Nacqui così per privilegio inalterato:
avevo i miei sesterzi
la mia quotidiana libagione ;
tu eri lo “spartaco” schiavo
segnato dalla fatalità
che da gladiatore
combatteva in una arena gremita
ad allietare le mie ore .
E subivi l’assalto di ogni matrona in calore
che si introiava da un letto all’altro
offrendo ,a voi combattenti, la sua fica
così per noia e per diletto -
ma poi il nostro sacro imperio
esigeva che il prezzo fosse quello ovvio:
si doveva pagare con la vita .
Erano i grumi della dura legge
da noi scritta ,in libera oppressione ,
e fatta rispettare….
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Oggi ci raggiungi stremato, come clandestino
cui è stata tracciata per sempre
la sua ineluttabile meta ;
mentre affoghi tra flutti
in un furioso turbinio del mare,
mi cullo nei miei intangibili sollazzi…
E che cazzi !
Lo ha proclamato anche il verbo divino
riferito da Saulo , l’ex rabbino ,
che lo schiavo non deve ribellarsi
ma accettare ,benedicente , la sua croce.
Anche se la tua voce è un urlo ,
uno sbraito in cui affoghi e ti ingolfi
dicendo “ sto morendo”
di fame ,di sete, di fatica ….
anche se soffochi
in una cella cubica, di misura striminzita
viaggiando su un TIR che è divenuto il tuo sudario.
Sappi che questa è la legge del pezzo di carta ,
che ci contraddistingue ,
che alimenta il pingue bottino della morte .
Io ,lontano dal calvario,
sono il crapulone evangelico ,
di fronte a te
che godrai il sonno dei giusti…
con Maometto, con Cristo ,
con Buddha , con Javhè
- bè…non si è capito ancora
chi è il preposto all’accoglienza
nell’aldilà -
Io ho le carte a posto
- tu lo hai preso in quel posto -
Una spiegazione plausibile
penso ci sarà per i tuoi guai
Se paghi spropositate fortune
a sciacalli che ti faranno morire
nel civile “ mare nostrum “,
dove i satelliti inquadrano perfino
un pelo di culo in un tombino
ma non si sa perché,
non ti vedono arrivare mai…
che lo hai violato
portando a noi la tua ricchezza …
per te che sei intriso di disperazione ,
difesa con innocente freschezza di vita,
alla ricerca di una impossibile,ultima meta
rammenta che per noi tutti ,
incartati in una tragica illusione
sei tu il delinquente ,
l’animale, il mostro …
IO PROMULGO LE LEGGI
Io sono quello “ normale ” .
Firenze 20 settembre 2006
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