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domenica 2 ottobre 2011

Poesia Per Palio












Ecco una poesia ,che è nata nel luglio del 2011, e che è rimasta inedita in quanto il mio libro "Ritratti virati in percettibili colori" è uscito prima di quella data . Dietro questa poesia, come in tutte le cose belle della vita, c'è un episodio per me molto gradevole e la poesia stessa è un ringraziamento tardivo verso coloro che  mi hanno  permesso di gioire,in un pomeriggio caldo a Siena, delle tensioni e delle gioie del Palio. Infatti alcuni amici a me molto cari decisero di regalarmi un biglietto costoso  per assistere alla "CARRIERA" senese da un balcone subito  sotto lo splendido   palazzo del Monte dei Paschi (questa non è una pubblicità pagata ) .
IL posto assegnatomi era molto sacrificato per un debordante spettatore come me , la postura di stare in piedi per diverse ore era abbastanza difficile da sopportare ,ma tutti questi inconvenienti erano compensati dal fatto che mi trovavo proprio sulla postazione più adatta per dominare la piazza e seguire ,come se mi trovassi in mezzo al corteo storico , tutte le fasi che precedono la corsa.
Io al centro del balcone maglia azzurra
I miei amici furono costretti ad andare in mezzo alla piazza ed io li salutavo,da lontano, con un misto di riconoscenza e sensi di colpa per averli sacrificati due volte :nel portafoglio e nella costrizione a stare pigiati tra sessantamila persone.
Ma per me nell'attimo in cui iniziò il corteo storico e le diciassette contrade sfilavano sul tufo di Piazza del Campo, a mostrare gli splendidi costumi, a ricordare la solennità di una battaglia antica, e mentre il campanone della Torre del Mangia si spandeva all'infinito con inesorabile continuità,  tutto fu dimenticato e mi immersi nella visione ,seguita troppe volte in televisione,  di una vicenda che sembra nata per muovere i cuori e le viscere degli appassionati e mettere in fibrillazione, con ripetute scariche di adrenalina, il povero cuore di noi contradaioli. La mia contrada "IL NICCHIO"  
Nicchio
è una contrada povera e con poche chance di vincere; però essere presenti e partecipi è un atto indimenticabile ed insostituibile. Non si può raccontare IL PALIO, non si può rendere con parole adatte il misto di ferocia, ricordi guerreschi, elementi religiosi ,confusione e la eccitazione di folla.Tuttavia avevo un obbligo morale di ringraziare i miei amici e così è nata questa poesia che è un inno al Palio ,ma anche una forma
" debole", (me ne rendo conto) ma sincera di grazie per chi mi ha voluto gratificare di qualcosa che per  loro era puro folclore e che ,per noi senesi, è una ragione esistenziale straordinaria e che ogni anno ci vede partecipi della giostra, della carriera più bella del mondo. 
La visuale che avevo dal balcone
               PALIO DI SIENA

Del Palio mi è rimasto un sogno
Da cullare dentro di me per tutto l’anno :
l’afrore dei cavalli  che respirano la piazza ,
la corsa pazza dove trionfa il più audace,
non sempre il più veloce;
ove una persona conosciuta appena
urla di gioia e mi solleva in aria ,
mi lancia in alto a lambire il CENCIO
e mi chiama fratello in un accorato urlo
forgiato per la nostra fedeltà
alla contrada che ci ha battezzato .

Ha visto i miei occhi
che brillano di luce radente contro il sole,
ma non sa la mia voce
ché ho dissipato le mie corde vocali
nel grumo di imponenza , di incertezza ed di splendore .
Poi forse sarà il silenzio, la lontananza , la nostalgia pregevole
Eppure l’anno di attesa affonderà in nuovo ardore  ,
sarà la mia vittoria contro l’apatia
la rincorsa serrata di sghimbescio
verso LA MOSSA a reclamare che il CENCIO sia calato ,
sulle mie braccia che si scuotono di danza verso il cielo
sotto quel velo ordito da sessantamila spettatori,
ora mutati  in contradaioli sfegatati
che vivono aggrappati l’un l’altro , eppure sempre soli .

E il vento che in un canglore ci sospinge
ad abbracciare visi, spalle , dorsi grondanti di sudore,
a baciare sulla fronte il nobile profilo del cavallo
l’eroe del rito forsennato, il solo vincitore.

Ed a migliaia cercano la forma nuova
Che ha tratteggiato il cuore,
che gridano di pace ,di vendetta e di ossa rotte,
ma in uno scherzo di antica goliardia
per la festa che ritorna di sé mutante e sempre eguale,
per l’antica giostra che dipana in una corsa tra terra e cielo
in una battaglia che non si tace mai.


Pontassieve  2 luglio 2011


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