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lunedì 17 ottobre 2011

UN LIBRO CHE SI FARA'





Vorrei porre un quesito e tentare di dare una risposta : Quando possiamo dire che un libro è finito veramente ?  quando non lo   consideriamo più nostro, ma ormai pronto  per andare nelle strade del mondo con le proprie gambe ,per farsi conoscere ? La risposta sembrerebbe ovvia e scontata : quando il libro è stampato da qualche casa editrice oppure  dato alle stampe con mezzi propri.
La storia della letteratura è piena di esempi di libri stampati a spese dell’autore, che poi si sono rivelati capolavori assoluti, capaci di incidere  sul proprio tempo e su quello futuro.

Proust
IL caso più eclatante è certo quello della RECERCHE di PROUST , che tentò prima di avere un editore di prestigio come GALLIMARD  e che sottopose all ‘attenzione di ANDRE’ GIDE i propri volumi già “finiti”. Gide respinse i manoscritti non perché ritenesse l’opera non adatta alla pubblicazione , ma perché non perdonava a Proust di aver tramutato tutte le pagine di ispirazione omosessuale in vicende eterosessuali. Fu un caso di miopia ,perché non si può bocciare un autore solo per un motivo di prudenza e di occultamento, ed ognuno deve avere la libertà di esprimere la propria ispirazione letteraria come meglio gli aggrada. Proust , di fronte a tale rifiuto , preferì procedere alla pubblicazione del suo voluminoso manoscritto tirando fuori i quattrini di tasca propria e seguendo, mese dopo mese e anno dopo anno , la mole di pagine che  andava prendendo vita e notorietà .  Gide , volendo salvare la faccia e rimediare alla gaffe commessa , si giustificò asserendo che  aveva rifiutato i testi del grande Marcel perché non si possono spendere trenta pagine  iniziali dell’opera , solo perché un bambino non sopportava che la propria madre andasse ad una importante festa , lasciandolo a casa con le governanti e servitù varia.
Andrè Gide
E qui ci imbattiamo in una grossa contraddizione da parte dell’esaminatore  perché il primo dato che appare di getto è che i volumi  erano stati elaborati dal grande scrittore francese prendendo lo spunto dal profumo di una madeleine, alla colazione del mattino , che gli ispirò una mole incredibile , quasi diecimila pagine,  di memorie , riflessioni e ritratti indimenticabili

Il semplice profumo di un dolce ,  aveva fatto scaturire qualcosa che oggi leggiamo con ammirazione ma che ,all’epoca ,dovette suscitare non poche perplessità ed anche rifiuti viscerali.infatti l’insieme di volumi che ,come erano strutturati, non si erano  mai visti, suscitò nel lettore mediocre e superficialeun netto rifiuto perche' questi non era disposto ad affrontare la novità editoriale. Poi venne il tempo , sospetto ed elitario  a volte anche spocchioso, in cui eri accolto in circoli culturali esclusivi , solo se avevi letto  tutta la RECERCHE , e ne sapevi a memoria interi brani. Furono atteggiamenti terroristici verso lettori comuni, e scelte elitarie che allontanarono, più che avvicinare all’opera magna di Proust ed alla lettura in generale ; come è accaduto in epoca recente con il libro di Umberto Eco, tesi di laurea mancata sulla spiritualità medievale e travestito con il saio del romanzo ed imposto in modo sibillino al grosso pubblico , che dopo “IL NOME DELLA ROSA” ha smesso per sempre di leggere qualsiasi libro.
Ecco una lunga premessa che sarebbe dispiaciuta ad ANDRE' GIDE e che forse MARCEL PROUST  avrebbe apprezzato.



IL NOME DELLA ROSA















Mi sono dilungato perché volevo accennare al libro che attualmente mi vede impegnato come scrittore ; si chiamerà EU ANGHELON , cioè l’annuncio della buona novella secondo un termine della antica Grecia e liberamente tratto da alcuni passi dei  vangeli sinottici che vengono sviluppati in un  dialogo teatrale,a volte frizzante e divertente,mentre in altre scene si procede in modo più pacato e riflessivo.
GESU'  AL   TEMPIO
IL titolo  avrà un sottotitolo e cioè “un sorriso ed una meditazione” in un excursus che va dalla infanzia di Gesù fino alla sua resurrezione ,dopo
la crocefissione , quando appare ai discepoli di Emmaus ,che celebreranno con lui ,colmi di stupore e di gioia ,la prima eucaristia .
Il primo tema che mi ha affascinato, intrigato ed anche divertito  era quello della lingua : che lingua usare dato che si tratta di teatro comico/ satirico e che rappresenta una novità assoluta nel panorama editoriale italiano ?
Gesù che celebra l'eucarestia ad Emmaus
Ho optato ,in alcune scene  , per un toscano semplificato di cui si sentono   le assonanze , le cadenze,l’inflessione  dialettale senza forzare troppo la mano .Era importante che la lingua si adattasse ad un testo così singolare e desse leggerezza e slancio ad alcune scene, liberando i dialoghi da ogni seriosità paralizzante. Era altresì importante che ,sin dall’inizio il lettore si sentisse a suo agio con me , con spunti ed inflessioni linguistiche capaci di coinvolgerlo e di divertirlo.

Ho usato il termine UN SORRISO  poiché ho pensato che alcuni brani del Vangelo si prestassero ad una lettura “scherzosa” ,senza divenire mai fonte di atteggiamenti blasfemi o irriverenti;mentra la parola MEDITAZIONE si adatta a quelle scene più sofferte ed introverse.



LE SCENE CHE COMPONGONO EU ANGHELON


SCENA 1

Per cui nella prima scena intitolata Beniamino  il giusto immagino che Gesù  ragazzo dodicenne , aiuti  il padre putativo Giuseppe ed i fratelli nella difficile arte di carpentiere e di mastro edile. Qui si parla in modo esplicito di  fratelli di Gesù ,perché di questa parola la chiesa ha sempre avuto un terrore quasi insopportabile, come se si volesse far riferimento alla Madonna,  a Myriam  (che era il nome aramaico di Maria ) avviluppata in “ parti “ successivi a quello di Joshua (Gesù nella  dizione aramaica) e quindi incompatibili con il dogma della sua verginità.

La Sacra Famiglia

Sostengo ,ed i testi biblici mi hanno aiutato in questo senso, che Giuseppe quando sposò Maria era già vedovo e padre di parecchi figli, quindi fratelli acquisiti del Nazareno, che divennero a loro volta carpentieri e falegnami. Inoltre la prima scena risponde a diverse domande :come mai questo uomo,pronto a d annunciare la buona novella alla impegnativa età di trent’anni  (trentasette secondo le ultime stime) ha vissuto all’interno di questa famiglia  senza mai allontanarsi da Nazareth? E la convivenza fu di suo gradimento se egli tagliò  il cordone ombelicale con Maria alla veneranda età, per l’epoca ,di oltre trenta anni ?E ancora che  funzione ebbe Giuseppe  , che sparisce dalle pagine dei vangeli , senza una parola di commento o di informazione attendibile?
Come si percepisce subito da queste annotazioni mi sono  trovato quasi di fronte ad un rovello simile alla  quadratura del cerchio e spero di essere riuscito, convincente e divertente insieme , con una vulgata più vicina al nostro italiano ,però con minori forzature.




Joseph ,padre putativo di Joshua


SCENA 2

Nella seconda scena dedicata a Marta e Maria, le amiche predilette  di Gesù  e sorelle tra di loro e di Lazzaro ,   ho forzato  un po’ la mano in un dialogo tra le due tanto aspro , quanto sopra le righe. Marta è visibilmente innamorata di Gesù , mentre Maria è quella che lavora e cucina per ospitare il Rabbi ed i suoi discepoli.

Sono convinto che in questo caso gli evangelisti , molto imbarazzati per una frequentazione femminile che all’epoca doveva essere di grande scandalo, si siano auto censurati  eliminando tutte le parti scabrose di questa singolare amicizia.
In particolare il fatto che il Maestro è stato in casa  delle due sorelle anche quando le stesse avevano il mestruo significò un motivo ulteriore di  scandalo  : perché era assiduo nella casa di due sorelle non maritate ed in età da marito. Inoltre le antiche disposizioni vetero testamentarie imponeva alle donne ,in periodo mestruale, a ritirarsi nelle proprie stanze perché impure e costrette ad astenersi da qualsiasi contatto con l’altro sesso  ,anche se composto da famigli .In questa scena era necessario che il dialogo fosse irriverente e sanguigno , per evitare il rischio di perdere  la preziosità di questa  testimonianza tanto insolita .


Marta e Maria in compagnia di Gesù

SCENA 3


La scena successiva , la terza , narra la vicenda del profeta di Nazareth incarcerato  nelle prigioni di Gerusalemme, dopo aver
cacciato a fustigate i mercanti dal tempio. E’ un momento divertito e paradossale, dove il capo della prigione è convinto di avere a che fare con un prigioniero insignificante ,mentre viene a sapere ,con suo sommo spavento, che si tratta di un Rabbi  molto amato dalla popolazione della città e ,per il momento, temuto anche dai sacerdoti del tempio stesso .
Gesù scaccia i mercanti dal tempio


SCENA 4

La scena successiva , la quarta, rammenta il fatto celebrato dai
Testimoni che mentre Gesù sta scendendo a Gerusalemme ,passa da Gerico , e apostrofa Zaccheo, arrampicato sopra un sicomoro perché scenda dall’albero dato che andrà a trovarlo proprio a casa sua .Zaccheo è il capo dei pubblicani, figura odiata dal popolo per le sue mansioni di esattore e di collaboratore con il tanto odiato dominio romano. Qui la difficoltà era quella di costruire un dialogo credibile tra Gesù e Zaccheo, che viene convertito dal Maestro. Di questa conversione miracolosa il testo dei vangeli non riporta neanche una parola , mentre ho cercato di inventare parole
di metanoia –per usare una espressione paolina – che rendessero credibile questo episodio.


Zaccheo ed il sicomoro


SCENA 5

La quinta scena è incentrata sulla figura del Cireneo, che per un breve tratto di strada aiuta il condannato Joshua a portare la sua croce, e poi sparire nel nulla dopo pochi misurati passi.
Chi era questo uomo misterioso che si trovava lungo la via crucis?
Un eroe suo malgrado o uno sprovveduto, una persona che si è conquistato una fama di immortalità per un  gesto così insolito,
oppure uno rientrato subito nelle retrovie della storia e mai più citato ?


IL CIRENEO

SCENA 6

Nella scena dei due discepoli di Emmaus ,più lunga ed articolata, rappresenta di volta in volta il più giovane  ammalato di diarrea, esemplari umani sprovveduti ed incerti, mogli incazzate e madri in pena per il proprio figlio, perso dietro le strade della Galilea seguendo un presunto profeta che è morto in modo vergognoso sulla croce.



Gesù ed i discepoli di Emmaus

SCENA 7

Il libro si conclude con un ultima settima scena intitolata "I CORINZI" in cui si tenta di focalizzare l'attenzione del lettore intorno alla vita delle prime comunità cristiane nel I secolo d.c. tra Gerusalemme e mediterraneo.All'apostolo Pietro il capo dei dodici,è giunta la notizia che Saulo,il persecutore dei cristiani annuncia il vangelo in tutti i bacini del mare "nostrum".Simone detto Pietro convoca Saulo ora ribattezzato Paolo di Tarso della comunià gerosolimita per capire a che titolo e come Paolo sia divenuto un annunciatore della buona novella. 
Se tutto quanto ho fin qui scritto non ha suscitato almeno la Vostra curiosità di leggere ,sorridere e riflettere, significa che il libro non è finito oppure è concluso male e che andrà comunque ripreso ed aggiustato.
Pietro e Paolo

Firenze 31 Ottobre 2011 

                     Gian Franco Santoro

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