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martedì 26 giugno 2012

UN MARINAIO A PONTASSIEVE




Nella dischiusa  cittadina,  
circondata da verdeggianti  alture,
in un lento declivio fino al piano
ove s’incrociano  l’ARNO  e LA SIEVE,
ed ogni colle lontano  che declina
verso il sottostante fiume,
c’è un nuovo compagno di avventure,
uno svettante  marinaio ,  alfiere  di una nave
dal viaggio presago di armonia,
dall’aria cristallina .

Ha il portamento grave ,
la chioma azzurrina, il volto arcano
ed il paio di braccia qui incrociate
sul fusto  di una figura corrusca e cinerina,
assiso possente,come in lontananza,
come se fosse un  principe su un trono .

Il vento  gli scompiglia l’ irsuta  chioma ,
e da la misura del tempo che declina,
attorno ad una ardita  raffigurazione:  
dal modellino di carta bronzea,
cappello o nave,
guarda , fermo e ieratico ,
di giorno il sole,
di notte ogni  costellazione trasparente,
e sta come  in una corte , estatico
con una nuova baldanza 
consapevole di una sorte peregrina ,  
tra i fiori e le viole….

                                      
E’ scolpito in una postura
di silenzio assordante ,
per una ridente accoglienza , 
a chi intorno gli trascorre
in un giro di librante arsura  
tra il ponte sulla brumosa SIEVE   
e i primi passi verso l’ accogliente cittadina .

Ieri  questa sezione  del villaggio
era come deserta ,abbandonata
tra erba e sassi
in fredda accoglienza
di una distaccata parvenza
di mal celata ritrosia .

Ora che è esplosa una nuova utopia
per connotare le vicende
della  giovane e vecchia Pontassieve ;
ora che è stata sancita una nuova allegria,
la coreografia scolpita dei nostri faticosi passi,
di una nuova invenzione  del sociale
per  quanti di lì passano e ammirano
il simbolo del viaggio all’orizzonte,
ora la statua  vespertina
sollecita la nostra adesione
alla costruzione di un possibile domani. 

A te che ti perdi  con lo sguardo
nel firmamento già  lontano,
vorrei circondarti, con la mia slanciata mano ,
essere il vento che  scompiglia
la tua affusolata  chioma  .

                                    
Vorrei essere la rugiada mattutina
che brilla sopra la roccia di granito ,
incagliata
che ti sostiene in una sfida adamantina .

E noi tutti fare festa
in un coro rifiorito  ,
d’intorno all’aiuola ,
per un ristoro rinnovato .

Perché l’arte da sola
può librarsi ,
in un  utopico  viaggio
dal sottostante prato
non più desueto e  inaridito,
fino alla bruma  di colori ,
di una nuova vita
fino alla nostra speranza rinnovata,  
alla danza dei nostri lieti slanci  ,
fino all’infinito .  



(nel quinto centenario del navigatore AMERIGO VESPUCCI)

GIAN FRANCO SANTORO
Pontassieve 15 Giugno 2012


IL MARINAIO DI GIAMPAOLO TALANI a PONTASSIEVE (FIRENZE)

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